Gli eroi di Alfieri sono esemplari di grandezza, di sacrificio assoluto, di dignità somma. La loro eroicità sta nella lotta a oltranza, nella battaglia contro la tirannia e la volontà impositrice del despota. Sono eroi che si discostano dai piccoli protagonisti della sua contemporaneità, e si rivoltano in uno sforzo titanico contro il volere del Fato.

Ricordano quasi gli eroi omerici, che difatti il nostro richiama in alcune sue tragedie: come l’Agamennone, nella quale Clitemnestra – moglie del re di Argo e conquistatore di Troia – viene convinta dall’amante Egisto a ucciderlo una volta rientrato in patria.

È una metafora che viene da lontano e richiama i tragici tradimenti che ancora oggi si consumano nelle capitali europee, nei consessi internazionali e sui mercati finanziari. È il difficile scontro tra l’eroismo della gente comune – quella che ancora soffre la crisi – e la drammatica avventatezza di chi – parafrasando Gobetti – decide nelle “cene di gala” sul futuro dell’economia.

Quanto pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo Fiscal Monitor, cercando di rispondere alla domanda “can countries tax more, better, more fairly?“, ha scatenato un putiferio. A pagina 59, nel riquadro 6 qui riportato, ci si domanda se non sia desiderabile applicare una tassa patrimoniale sulla ricchezza privata dei cittadini: nella fattispecie, un 10% sulla ricchezza netta.

Fiscal Monitor

Il problema non è tanto nell’entità o nella scelta di questa forma di tassazione, quanto nell’aver cercato di lanciare irresponsabilmente un’idea, senza nemmeno provare a renderla più digeribile per chi questa proposta dovrebbe poi subirla. Ad esempio, sarebbe stato troppo provare a ipotizzare un meccanismo attraverso il quale restituire questa “patrimoniale” tramite proporzionali detrazioni d’imposta, come in una sorta di ammortamento?

Facendo l’esempio dell’Italia, con una ricchezza complessiva di oltre €8mila miliardi – dove il 10% delle famiglie più ricche detiene quasi il 45% della ricchezza netta, ovvero circa €1,4mila miliardi se si escludono le abitazioni dagli €8mila miliardi – un’aliquota del 12.5% (per esagerare rispetto al Fondo Monetario Internazionale) avrebbe generato oltre €180 miliardi.

Questo «aumento di capitale» per il Paese, promosso in modo tale da coinvolgere solo le famiglie più abbienti e risparmiare quelle più povere, avrebbe l’obiettivo di ridurre una tantum lo «stock» di debito pubblico. Ma, considerato l’approccio «patriottico» di tale tassa, sarebbe ragionevole considerare un regime di detrazione annuale pari al 10% dell’imposta pagata, avvicinandolo quindi a una sorta di «ammortamento» – sfavorendo allo stesso modo gli evasori e sostenendo chi ha costruito il proprio patrimonio senza evadere il fisco.

Ipotizzando un tasso medio del debito pubblico intorno al 4,0%, la riduzione dello «stock» di debito porterebbe a un risparmio per lo Stato di circa €7 miliardi all’anno. Inoltre, l’effetto di riduzione sullo spread – supponendo 100bps di restringimento – provocherebbe un’ulteriore riduzione della spesa per interessi, per un risparmio complessivo di oltre €30 miliardi all’anno.

Alfieri avrebbe forse rigettato con disgusto la proposta dei “mandarini” del Fondo Monetario Internazionale. E se oggi dovesse riscrivere la sua tragedia, quanto sarebbe ancora facile per Egisto (il Fondo Monetario Internazionale) convincere Clitemnestra (i nostri governi europei) a dare il colpo di grazia al suo sposo Agamennone (i popoli europei)?

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